sabato 8 giugno 2013

Money or Big Data?

E' noto che una delle funzioni principali della moneta è quella di fungere da mezzo di scambio universale. Come corollario e conseguenza un'altra funzione fondamentale è quella di essere misura del valore di ogni altro bene.

In un mondo in cui l'informazione è molto difficile da ottenere e, ove ottenibile, lo è a caro prezzo, la moneta ha rappresentato un modo molto efficiente per regolare gli scambi economici.

Qualsiasi bene di cui una persona ritiene di potersi alienare è potenzialmente scambiabile con una certa quantità di denaro, mediante il quale è possibile procurarsi i beni di cui si ha necessità.

Il fatto che l'alienazione non dovesse più necessariamente coincidere temporalmente con l'acquisizione del bene finale cui si è interessati, ha comportato lo sviluppo di un'ulteriore funzione della moneta, quella di riserva di valore.


Ma è ancora questo il mondo in cui viviamo? Evidentemente no. Rispetto a soli 20 anni fa l'informazione oggi è disponibile in quantità infinitamente superiore ed è fruibile e producibile a costi infinitamente inferiori.

Ma se la moneta è nata come risposta al problema dell'estrema scarsità e costo dell'informazione, è possibile che una mutazione così drastica nelle possibilità di circolazione e creazione delle informazioni possa non avere alcun effetto sul ruolo che  la moneta dovrebbe avere in un sistema economico efficiente? E' possibile, ma da un punto di vista razionale mi sembra molto poco probabile.

E' razionale al decrescere dei vincoli informativi, e se si fino a quando, che lo scambio tra due beni debba dipendere dalla disponibilità di un terzo bene? E che gli scambi avvengano ad un prezzo medio per ciascun bene espresso in quantità di moneta, invece che al prezzo puntuale rappresentato dall'interesse che due specifiche persone hanno di scambiarsi due particolari beni con una determinata disponibilità temporale?

Tralasciando il fattore temporale della disponibilità che può agire allo stesso modo in tutti e due gli scenari, In un mondo con n beni ed m persone la presenza della moneta tendere, in equilibrio, a creare n prezzi, mentre l'assenza della moneta, quindi un sistema di baratto, tenderebbe potenzialmente a creare (n-1)^2 * (m-1)^2 prezzi.

In assenza di vincoli informativi, è facile immaginare quale dei due sistemi di prezzo potrebbe portare ad una maggiore utilità totale per gli appartenenti al sistema economico.

Così come è facile immaginare che una diminuita importanza della moneta come mezzo di scambio e misura del valore porterebbe anche alla ridefinizione del suo ruolo come riserva di valore. Sarebbe ancora razionale considerare la moneta il bene fondamentale da usare come riserva di valore? E se si, potrebbe esserlo mantenendo l'attuale natura preponderantemente scritturale o non dovrebbe tornare nella direzione di un maggiore valore intrinseco?

Tutte domande a cui mi piacerebbe poter dare una risposta non dogmatica.

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