Qualche giorno fa ho partecipato ad uno scambio di commenti su un social network tra fautori e denigratori della moneta elettronica.
Sono stato colpito dal fatto che, tra le tante ragioni pro e contro, nessuno si è chiesto cosa succederebbe se cercasse di prelevare al bancomat o pagare con una carta e non gli fosse possibile perché durante la notte la banca ha fatto default o perché è stato deciso di passare d'autorità da una moneta forte ad una moneta debole.
Probabilmente questo dipende dal fatto che non ci è mai successo e non siamo abituati a pensare in questi termini. Probabilmente un dibattito tra Islandesi o tra correntisti della Northern Rock Bank avrebbe portato a risultati diversi.
Allora io mi sono chiesto: "Ma cosa so della moneta, di cosa è, di come funziona?" ovviamente la risposta è stata scoraggiante, d'altra parte credo che sia un fenomeno così complesso che non basta certo pensarci ogni tanto a tempo perso per poter parlarne a proposito.
Nello scambio di commenti ho preso le parti di chi metteva in guardia contro l'abbandono del contante, non perché possa dare certezze in merito, ma perché questo mi ha permesso di mettere "in linea" quei pochi concetti che conosco sulla moneta, per lo più derivanti dalle nozioni di base imparate all'Università.
Probabilmente le mie "conclusioni" possono essere smontate in due secondi da chiunque si occupi di moneta in modo anche vagamente professionale, ma riporto di seguito i miei commenti per averli a portata di mano, poterci pensare sopra e dare un seguito alle mie Cronache della Recessione.
Ecco i commenti di seguito. Ovviamente sono espressione di quello che penso in generale degli avvenimenti di questi ultimi anni, ma non sono frutto di un'analisi critica e documentata ma solo della volontà di sostenere una discussione per vedere dove avrebbe portato.
"Non sottovaluterei troppo l'idea che diminuire l'utilizzo del contante aumenti il potere delle banche.
Il fatto che la crescita dell'intermediazione bancaria
aumenti il potere economico delle banche è nei fatti.
Ma aumenta anche il potere di pressione per vari
motivi.
Prima di tutto le banche spingerebbero per abbassare
ancora di più la riserva di liquidità, e sarebbe difficile dargli torto, se
dovesse crollare il prelievo medio di contanti da parte dei depositanti. Questo
va nel senso di maggiore instabilità e maggiori rischi di azzardo morale in
caso di crisi bancarie.
Poi le banche avrebbero maggiore potere di pressione
in caso che una crisi si verificasse nei fatti. Quando i depositanti della
Northern Rock Bank sono andati al bancomat e non hanno potuto ritirare neanche
un penny, la decisione del governo inglese di salvare la banca (non certo una
delle più importanti) è stata praticamente immediata.
In una economia, magari più arretrata, ma con più
presenza di contante, si sarebbe magari potuto pensare di avviare una procedura
fallimentare, ovviamente con tutte le cautele del caso. Inutile dire quanto sia
più salutare per l'economia nel medio periodo che una banca decotta fallisca
piuttosto che venga salvata a spese dei contribuenti. Ma senza contanti che
girano non si potrebbe far fallire neanche la banca di Zio Paperino.
Io non ho niente contro le banche né contro la moneta
elettronica che utilizzo ampiamente.
Ma i banchieri sanno fare un solo mestiere, che è quello
di fare profitto arbitrando sui differenziali dei tassi di interesse. I
banchieri non sanno fare politica monetaria, non è il loro mestiere. I
banchieri centrali sanno fare politica monetaria ma non dovrebbero farla. E' la
politica che ha abdicato al suo compito di fare politica monetaria lasciandola
fare ai banchieri.
Mi sembra normale che le decisioni sulla moneta che,
prima dell'avvento dell'Euro, era forse l'elemento costitutivo più
caratterizzante dell'entità nazionale, dovrebbero uscire dai luoghi della
gestione e della tecnica e rientrare nei luoghi della democrazia
rappresentativa.
Quindi credo che se ne possa almeno parlare, senza
dare troppe cose per scontato, né da una parte né dall'altra."
"Hai certamente ragione, e
sicuramente la variazione della riserva obbligatoria è il modo più efficiente
ed evoluto di regolare l'offerta di moneta.
Ma quello che voglio dire è che non bisognerebbe
sottovalutare il ruolo del circolante nel fare da ammortizzatore
"automatico" delle oscillazioni congiunturali o traumatiche
dell'offerta di moneta scritturale. In modo automatico nel senso che non c'è
bisogno di una decisione d'autorità che comunque ha bisogno di un tempo, anche
minimo, per sortire i suoi effetti.
Credo che se nessuno stato al mondo ha ancora
rinunciato al contante sia perché il potere politico (che ripeto non bisogna
MAI sottovalutare) ha ben presente questo aspetto.
E' vero che i depositi sono protetti, ma non c'è un
funzionario del governo davanti al bancomat pronto a darmi i soldi se vado a
prelevare e la macchina mi dice "Sorry out of service".
Sono convinto che fino al 2007 la propensione degli
Islandesi a detenere contante fosse prossima allo zero. Sarei curioso di
verificare se questa propensione è cambiata o meno dopo il 2007.
A volte ho paura di dare l'impressione di voler
trollare. Ma in tutta sincerità voglio solo portare nel dibattito un elemento
che mi sembra sia stato trascurato."
"Forse io parto da un presupposto
sbagliato, cioè che le banche siano organizzazioni private che hanno come scopo
il profitto e il valore per gli azionisti.
In quanto tali non credo si pongano un limite alla
raccolta di denaro o all'utilizzo dello stesso, dal momento in cui siamo in un
sistema aperto e non esiste solo il mercato interno ma anche, ad esempio, il
mercato internazionale delle valute di riserva.
Può sembrare poco comprensibile, ma credo che il
denaro "bruci" letteralmente nelle mani di una banca che punta
ciecamente alla massimizzazione del profitto e del valore per gli azionisti. E
dico ciecamente senza nessun intento polemico. Le banche nel nostro sistema
hanno il compito che gli squali hanno nell'oceano, senza voler dare alcuna
connotazione di carattere morale. Ogni euro per ogni secondo che resta nelle
casse è profitto perso. Ed è sacrosanto che sia cosi, sono altre le forze del
mercato e della società che devono controbilanciare il ruolo degli
"squali" per arrivare all'equilibrio ecologico.
Per quanto riguarda l'abbassamento della riserva di
liquidità, posso avere informazioni non aggiornate, ma mi sembra che sia la
banca centrale ad avere questa eventuale competenza.
Il fatto che la banca centrale abbia in gran parte
come azionisti le banche ordinarie può determinare un possibile elemento di
influenza per arrivare a dire, senz'altro con una forzatura, che "le
banche" possano abbassare la riserva di liquidità."
"Anche qui posso sbagliarmi,
ovviamente, ma io considero la riserva di liquidità essenzialmente una stima di
quante persone possano richiedere di convertire i loro depositi in contanti in
un determinato periodo di tempo. E' qui che vedo la relazione."
"Hai toccato un punto cruciale, il
problema è proprio che le banche NON falliscono. Se le banche potessero
fallire, gli equilibri di mercato farebbero sparire la distinzione tra
circolante e moneta bancaria (M1 ed M3 per dirla in termini di economia
monetaria) e TUTTO il mio discorso non avrebbe alcun senso.
Questo è il problema del moral hazard (azzardo morale)
che ritengo sia stato alla base della crisi del 2008, insieme alla rottura
della correlazione tra rendimento e rischio resa possibile dall'ingegneria
finanziaria.
L'azzardo morale si verifica nel momento in cui è
possibile privatizzare i profitti e socializzare le perdite, cosa che si
verifica quando le banche non possono fallire, salvo pochissime eccezioni (too
big to fail, ma ormai direi "not small enough to fail").
Il mio discorso si basa su due punti. Primo,
considerare il mondo per come è e non per come dovrebbe essere. Secondo, il
fatto che il denaro (di carta o virtuale) non si può considerare una merce come
tutte le altre, anche se questo può portare un certo scompiglio nelle visioni
di un economista liberale puro, con tutto il rispetto per gli economisti
liberali puri."
"Non posso certamente darti
torto. E la presenza di contante nell'economia va nel senso di diminuire il
rischio di collasso non di aumentarlo. Ma il contante per esistere deve essere
utilizzato, altrimenti sarebbe una forzatura artificiale.
Mi permetto però di aggiungere che il fatto che le
banche non possano fallire, a mio parere, non è una verità eterna, ma un
risultato dell'eccesso di bancarizzazione dell'economia. In passato le banche
fallivano, eccome, o meglio venivano messe in liquidazione coatta
amministrativa.
La tecnica che ha utilizzato il Presidente Draghi per
dare ossigeno ai bilanci delle banche (NON alla liquidità del sistema), cioè
prestare denaro all'1% di interesse in cambio della garanzia rappresentata da
titoli pubblici che rendono almeno il 4-5% è la stessa tecnica che veniva usata
negli anni 70 per permettere a banche in salute di assorbire attivi e passivi
di banche decotte senza pregiudicare i bilanci per tot anni a venire.
Il fatto che questa tecnica venisse utilizzata una
volta nell'interesse finale dei risparmiatori, mentre ora viene usata
nell'interesse indiscriminato di tutte le banche, non mi sembra un evoluzione
positiva nell'attività di controllo e direzione bancaria."